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L’eruzione vulcanica dell’anno 79 d.C. interruppe drammaticamente ogni forma di vita a Pompei. La città, in poche ore, fu completamente sommersa  da diversi  strati di  lapilli e  sabbia vulcanica fino ad uno strato di ceneri pisolitiche, per una altezza di circa sei metri. Molti abitanti restarono schiacciati dai tetti che crollavano sotto il  peso dei lapilli, altri invece morirono per le esalazioni dei gas emanati dal Vesuvio. Commossa  è la descrizione degli avvenimenti nelle due lettere che Plinio il Giovane, scrisse a Tacito, storico romano, circa la morte eroica dello zio Plinio il Vecchio. Costui era allora al comando della flotta stanziata a Miseno, avendo scorto da lontano il fenomeno eruttivo s’era mosso con le navi verso l’area vesuviana, sia per curiosità di scienziato, sia per dare soccorso a coloro che erano stati travolti dal tragico evento, ma in tale generoso slancio anch’egli rimase vittima delle esalazioni gassose. Alle parole di Plinio fanno riscontro i calchi che si sono potuti trarre dalle vittime che appaiono nei più strazianti atteggiamenti, colti dalla morte nel momento di tentare un’estrema fuga, di ripararsi con un lembo di abito dalle esalazioni nocive, di recare con sé nella fuga un oggetto prezioso o un gruzzoletto di monete. L’area restò deserta, celando  per circa 17 secoli gli effetti della  tragedia . La scoperta di Pompei si deve ai lavori di scavo di una galleria sotto la collina della “Civita” predisposti dall’arch. Domenico Fontana, tra il 1594 e il 1600, per il convogliamento delle acque del fiume  Sarno. Nelle fasi di scavo, nonostante, l’emersione d’iscrizioni ed di edifici con pareti affrescate, non si ritenne opportuno di  ampliare l’esplorazione. Solo nel 1748, a 10 anni dall’inizio degli scavi di Ercolano, sotto il regno di Carlo di Borbone, iniziò la prima vera esplorazione; nel 1763, fuori Porta Ercolano, il rinvenimento di un cippo con l’incisione di un  decreto di Vespasiano tolse ogni dubbio circa l’identità di Pompei. I lavori ebbero grande impulso nella prima metà dell’800, in quanto la maggior parte degli edifici pubblici e alcuni grandi edifici privati vennero portati alla luce tra il 1806 ed il 1832. Nel  1860 con la direzione dei lavori di scavo affidati a Giuseppe Fiorelli, iniziò una fase di  scavi sistematici e razionali. A lui si deve, tra l’altro, l’espediente di ottenere le impronte e i calchi in gesso delle vittime dell’eruzione, versando gesso liquido nel vuoto prodottosi  nel banco di cenere dalla decomposizione organica dei corpi e la suddivisione dell’area urbana in REGIONES (quartieri) ed INSULAE (isolati).

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